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Che cosa si mangia il giorno di Santa Lucia?
In Sicilia è il grano, l’ingrediente principe del dolce di Santa Lucia, la Cuccìa. Per il pranzo, invece, molto consumati, sono i legumi. Sono banditi, nel giorno di Santa Lucia, il pane e pasta, come precedentemente detto ma largo invece ai legumi.
Quando porta i doni Santa Lucia?
Nella notte del 13 dicembre arriva Santa Lucia e porta i regali ai bambini. Non ovunque, chiaro: i più aspetteranno Babbo Natale o Gesù Bambino nella notte del 25 dicembre. Ma Santa Lucia farà di sicuro visita ai bimbi in Trentino, della zona di Bergamo e Brescia, ma anche in una parte di pianura padana e a Verona.
Che cosa si fa la notte di Santa Lucia?
Scambiarsi dei doni E nella notte tra il 12 e il 13 lasciano la letterina vicino la porta o una finestra con un bicchiere di latte e un biscotto per Lucia e il suo asinello. Quella stessa notte i bimbi devono andare a letto presto, in modo che Lucia non lasci cenere scoprendoli ancora in piedi con gli occhi aperti.
Perché non si mangia il pane il giorno di Santa Lucia?
Santa Lucia è venerata come protettrice infatti della vista. La tradizione vuole però che il 13 dicembre, i devoti al culto della Santa si astengano dal mangiare pane e pasta e il motivo affonda le sue radici in un miracolo attribuito alla Santa siracusana.
Perché non si mangia pane e pasta per Santa Lucia?
La santa ormai è omaggiata in tutta la Sicilia, in particolar modo a Palermo. Qui, infatti, per onorare un miracolo compiuto dalla Vergine siracusana non si mangiano farinacei come pasta e pane, ma alimenti con cereali interi o con altre farine.
Cosa si prepara per la festa di Santa Lucia?
Le tradizioni di Santa Lucia Inoltre il giorno della festa, la Santa Lucia di turno, in genere primogenita della propria famiglia, dovrà alzarsi molto presto al mattino e preparare biscotti, dolci, e pan pepato per tutti i suoi familiari.
Perché si chiama cuccìa?
Nella seconda metà del 1700 il termine greco cóccos ha lo stesso significato di granum, mentre il nome “cuccia” viene derivato dalla voce siciliana “cocciu” (granello), chiamata appunto così perché «è fatta di granelli di frumento».