Quanti tipi di licenziamento ci sono?
Nell’ordinamento italiano sono previste tre diverse forme di licenziamento:
- Il licenziamento per giusta causa;
- Il licenziamento per giustificato motivo soggettivo;
- Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo.
Cosa vuol dire licenziamento per giustificato motivo soggettivo?
Il datore di lavoro può licenziare un dipendente per giustificato motivo soggettivo quando alla base del proprio recesso adduca un notevole inadempimento, da parte del lavoratore, degli obblighi contrattuali discendenti dal rapporto di lavoro.
Quali sono i tipi di licenziamento?
Il licenziamento costituisce una modalità di cessazione del rapporto di lavoro, decisa dal datore di lavoro. Esistono diversi tipi di licenziamento a seconda dei motivi che lo hanno determinato e del fatto che si riferisca ad uno o più lavoratori. A ciascuno poi si applicano differenti regole. Licenziamento per giusta causa
Quando scatta il licenziamento per giusta causa?
Il licenziamento per giusta causa scatta quando si verifica una circostanza così grave da non consentire la prosecuzione, nemmeno provvisoria, del rapporto lavorativo (art. 2119 c.c.). In tal caso il datore di lavoro può recedere dal contratto senza l’obbligo di dare il preavviso, né l’indennità di mancato preavviso.
Cosa prevede la legge sui licenziamenti individuali?
La legge sui licenziamenti individuali (L. n. 604/66) impone in particolare ai fini della validità del licenziamento il requisito della forma scritta, oltre all’obbligo di motivazione di cui in premessa: la comunicazione del licenziamento deve quindi contenere la specificazione dei motivi che lo hanno determinato.
Chi può licenziare per giustificato motivo oggettivo?
Nel caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo – definito come “economico” dalla Riforma del lavoro del 2012 – il giudice può obbligare il datore di lavoro al pagamento di un’indennità, tra un minimo di 12 mensilità ed un massimo di 24.