Sommario
Chi ha inventato il parto in acqua?
Negli Anni ’70, Michel Odent utilizzò una vasca con acqua calda per alleviare il dolore delle partorienti nel centro nascita di Pithiviers in Francia. Contemporaneamente, anche in Italia, più precisamente all’ospedale di Poggibonsi (SI), fu introdotta la vasca per il parto naturale in acqua, la prima nel nostro Paese.
Che cos’è il parto indolore?
E’ la riduzione o la totale abolizione del dolore che fisiologicamente si presenta durante il parto, mediante l’utilizzo di analgesici e anestetici iniettati vicino alla emergenza delle radici nervose interessate.
Quando non si può fare il parto in acqua?
Il parto in acqua è controindicato, inoltre, se il periodo espulsivo non procede con la dovuta regolarità o quando si manifestano segni di sofferenza fetale in travaglio. La procedura non è adatta alla donna che presenta nervosismo e non si sente a proprio agio nella vasca.
Perché parto in acqua?
Perché partorire in acqua? L’obiettivo del parto in acqua è che il travaglio sia rilassato e confortevole. Rispetto alle modalità tradizionali di espletare il parto, l’immersione in acqua calda migliora il rilassamento muscolare e riduce le contrazioni uterine che sono all’origine del dolore.
Quale parto fa più male?
Parto naturale e dolore Qualche volta le donne propendono per il parto cesareo per paura del dolore che può accompagnare il parto naturale. In realtà, spesso è più doloroso il cesareo, in quanto, in quel caso, la sofferenza fisica si sposta nel post-parto, che è a tutti gli effetti un post-operatorio.
Come si fa il parto in acqua?
Il parto in acqua inizia, dunque, quando la donna presenta una dilatazione del collo dell’utero di almeno 3-5 cm. La posizione nella vasca è libera e si possono assecondare i movimenti indotti dalle contrazioni: in acqua, la gestante può stare seduta, supina, semisdraiata o in ginocchio.